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IL SOLSTIZIO D'INVERNO E LA FILOSOFIA DEL DAO


Nel pensiero tradizionale cinese, il solstizio d’inverno non è la vittoria del buio, ma il momento in cui nasce la luce. È il punto di massimo Yin, quando tutto sembra fermo, silenzioso, raccolto, e proprio per questo inizia il ritorno dello Yang, l’energia del movimento e della crescita. Come dice il Dao De Jing: «Il ritorno è il movimento del Dao». Quando tutto torna indietro, quando sembra che nulla avanzi, è proprio lì che la trasformazione comincia.

In questo tempo la natura non spinge, ma conserva; non mostra forza, ma la accumula. Il freddo raccoglie, la terra trattiene, il seme riposa sotto il suolo. Il Tai Chi segue la stessa legge. I movimenti sono lenti perché non forzano, morbidi perché non si oppongono. «La massima morbidezza vince la massima durezza», insegna ancora il Dao. In questa stagione non pratichiamo per fare di più, ma per ascoltare meglio, per radicarci, per permettere all’energia di tornare a scorrere senza sprechi.

Ogni passo, ogni rotazione, ogni respiro diventa un atto di coltivazione. Non cerchiamo la forza che si mostra, ma quella che si costruisce nel silenzio. Il solstizio ci ricorda che la vera potenza nasce quando smettiamo di opporci. «Chi sa fermarsi non si consuma», dice la tradizione. Nel Tai Chi impariamo a non andare contro, ma con: con il corpo, con il tempo, con ciò che siamo oggi.

Anche la pigrizia, in questo periodo, non è un nemico da combattere, ma un segnale da comprendere. Il Dao insegna che «forzare consuma, seguire nutre». Praticare oggi, con calma e insieme, significa non fuggire dall’immobilità, ma attraversarla con consapevolezza. Il semplice esserci, il muoversi lentamente nello stesso spazio, è già un cambiamento profondo.

Praticare in gruppo, in questo giorno, ha un valore speciale. Come gli alberi che sotto terra intrecciano le radici, anche noi, muovendoci insieme, rafforziamo ciò che non si vede. Il gruppo sostiene, raccoglie, protegge. «Il Dao nutre tutti gli esseri e non li possiede»: così facciamo anche noi, condividendo la pratica senza competizione, senza fretta, ma con presenza.

Oggi ci allineiamo ai cicli della natura. Raccogliamo energia, rafforziamo le radici, prepariamo il terreno per ciò che verrà. Non cerchiamo il risultato immediato, ma l’equilibrio che dura. Come insegnano gli antichi: quando lo Yin è al massimo, lo Yang nasce. In questo silenzio, in questa lentezza, la vita sta già ripartendo.

 
 
 

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